Sequestrati a distanza da hacker che bloccano tenendo in "ostaggio" PC e smartphone per poi chiederne il riscatto.
La richiesta ammonta a qualche centinaio di euro che servirano per riavere la rubrica dei contatti e le foto delle vacanze, mentre per i documenti aziendali serviranno decine di migliaia di euro, altrimenti il rischio è quello di dover chiudere!
Ransomware il ome dell'azione criminale informatica, si tratta di un vero e proprio sequestro, anche se virtuale: gli hacker infettano PC e smartphone, bloccandone l’accesso o criptando i contenuti, rendendoli inservibili ai.
Per tornare alla normalità, c’è da pagare un riscatto ("ransom", in inglese). L’attacco informatico, che ha avuto origine in Russia qualche anno fa, si è diffuso su scala globale, e secondo gli addetti ai lavori è destinato ad aumentare, grazie anche a un "programma di affiliazione". L’allarme arriva dall’ultimo report sulla sicurezza di McAfee, secondo cui la diffusione di questa minaccia nel primo trimestre dell’anno è più che raddoppiata registrando un +165%. L’infezione avviene sia visitando siti web compromessi, sia con le campagne di phishing, aprendo l’allegato di una mail ricevuta. Dopo essere stati contagiati, c’è poco da fare se non pagare.
Evitare il contagio non è facile. L’attacco è tecnologicamente avanzato e ha una percetuale alta di successo. Le prospettive non sono rosee, ma qualcosa si può fare. Primo: denunciare. Nell’immediato non risolve il problema di chi ha il pc infetto ma, come evidenzia l’esperto, è "importante perchè fa emergere il fenomeno e porta a investire più risorse per contrastarlo". Secondo: "Uscire dalla fase infantile della visione tecnologica e diventare adulti. Avere la percezione del rischio".
Sapere cioè che si può essere attaccati con una banale email, e che quindi occorre fare attenzione ai segnali d’allarme - tipo un testo scritto in un italiano stentato - prima di cliccare su un link o aprire un allegato.
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